Manovre cranio-sacrali.

- Ti dà fastidio se vaporizzo un po’ di profumo? È una fragranza francese molto delicata, la uso per gli ambienti quando, a fine giornata, sono un po’ saturi.
Mi piace che mi dia del tu, dopo tanti che mi davano del lei, dalla loro poltrona, dietro la loro scrivania, sul loro blocco per appunti. Non siamo sul lavoro, non ci sono gerarchie né formalità nell’inconscio umano.
Gli racconto la crisi dell’altra sera, la notte in bianco, ogni sensazione, le parole, il dolore, 
uscire in pigiama nella nebbia di Milano alle 4 del mattino.
- So che i sintomi non sono mai il centro, per questo ho sempre tralasciato di riportarle alcuni miei comportamenti, gli attacchi d’ansia, come si sviluppa la mia insonnia... ma questa volta mi sono quasi forzata per focalizzare  l’attenzione su quello che è successo, non fingere che non sia successo come al solito. 
Ho bisogno di risolvere tutto questo, non posso più stare così, non posso più sacrificarci in questo modo. Semplicemente, ci dev’essere un altro modo di soffrire, se devo soffrire.

- Riesci a ricostruire quelle sensazioni? Qui, ora, a riprodurre quello che hai sentito l’altra sera? Proprio fisicamente, intendo. Provaci, vediamo che succede.

- Mi si accelera il battito. Ora sono tranquilla, ma di solito la tachicardia arriva a un punto in cui diventa quasi dolorosa. Poi, mi si chiude la gola. E sono due sensazioni contrastanti, lo so: da una parte l'aumentare della vascolarizzazione e delle pulsazioni, dall'altra una contrattura totale.
- Senti altro?
- Un generale stato d'insofferenza fisica. Come se stessi implodendo e non riuscissi a stare ferma. 
L'altra sera non potevo tenere chiusi gli occhi, dopo tre secondi dovevo sbarrarli, anche nel buio. E poi, poi, Dio santo, il rumore bianco in testa. A volte anche un acufene, nell'orecchio destro. Capisce? Fa male. 
Mi sembra d'impazzire, vorrei strapparmi la pelle di dosso.
- Sicura di non potermi riportare altro? Io ti sto osservando, noto delle evidenti contratture delle ossa del cranio.

Si alza, avvicinandosi a una delle ante dell'imponente libreria che riveste una delle pareti dello studio. 
La apre, ne estrae un teschio in plastica, uno di quei modelli didattici che si trovano spesso nelle aule dei licei.
- Vedi? Fra le varie ossa ci sono delle cartilagini, estremamente morbide, per permettere il fluire dei liquidi, e del sangue. All'aumentare della frequenza del battito cardiaco, aumentano anche le oscillazioni di queste ossa e, 
se tu contrai il cavo oro-faringeo 
- che, poi,  scommetterei avvenga anche una contrattura di mandibola e mascella -, 
automaticamente vai anche a irrigidire le ossia craniali, che sono strettamente connesse con il resto. 
Ovviamente ti pare d'impazzire.

- Vedi, la nostra memoria è fallace. Per definizione: memoria è la ricostruzione di qualcosa che è avvenuto. 
Può essere viziata dai troppi racconti, dagli stati emotivi, da come abbiamo imparato a convivere con un ricordo. Tutto ciò che è memoria ricostruita, memoria verbale, viene codificato dall'emisfero sinistro, mentre nell'emisfero destro si trovano altre memorie, più oggettive: quella visiva, ad esempio, ma - ancor più fondamentale, 
la memoria del corpo. 
Il nostro corpo ricorda cose che noi abbiamo dimenticato o che non abbiamo memorizzato per, che so, proteggerci.

- La psicomatica lavora con l'interazione di corpo e psiche proprio perché la psicoanalisi pura, fondandosi sul linguaggio, risulta spesso debole, inefficace, fine a se stessa. Invece, il corpo è un tramite oggettivo e sul quale è possibile lavorare. Attraverso una manovra cranio-sacrale, non solo possiamo sbloccare eventuali contratture a livello fisico, ma possiamo anche sbloccare alcuni ricordi, magari sigillati proprio in quelle contratture. 
Smuovendo il corpo, smuovi ciò che il cervello ti sta nascondendo. 
Perché, lo sappiamo, le crisi hanno poco o nulla a che fare con l'immanenza del loro avvento: lui non ha colpe rispetto all'altra sera, né tu, né quella notte in specifico. 
Le crisi sono sempre la reazione spontanea che il corpo ha imparato per sopravvivere a qualcosa.
Ricordi, per caso, la prima di queste crisi che hai avuto? Quando hai iniziato a registrare queste sensazioni?
Quanto tempo fa?


Stavo fissando una delle abat-jour che illuminano discretamente la stanza, di sera. 
Fuori dalle finestre, il quartiere di Isola s'imponeva con la sua lucida trasparenza.
- Non più di un anno fa, non più di un anno fa.



Con tutto il sangue andato a male e poi, di colpo, questo andarsi bene.
Con tutto il sangue andato a male e poi, di colpo, questo andare insieme.

Ti prego, non torniamo più indietro.

Commenti

  1. Guarda che io sto qua che gironzolo da qualche giorno... da quando ho trovato e ri-trovato te anche qui che non sapevo.
    Anzi ti avevo già scritto un commento dei miei fiume rimasto appeso per un pelo e ingurgitato da chissà quale fine sessione web...
    Meglio, così adesso sono anche meno melensa che a te le smancerie non si addicono, e mi accorgo pure di questa frase di Ligabue, una di quelle che io ho stampate dentro.
    Però porca miseria che bello poterti leggere de qua e de là questo posso e devo dirtelo?!
    Ciao. A presto-issimo. (Non sai cosa darei per spiarti fotografarti in cucina, proprio non poi capi' ;-P)

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    1. Ross! Tu non sai quanto sono stata felice di leggere il tuo commento, mi mancavi!
      Se è bello per te rileggermi, è meraviglioso per me tornare a scrivere in uno spazietto come questo. Per andare dove, non si sa, ma da parola nasce cosa, no?
      Grazie, perché tu invece non hai mai smesso! Quando passi da Milano? Abbiamo ancora un caffè in sospeso, da non si sa nemmeno più quanto. Un abbraccio!

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