The lunatic.

Canticchio Lettera a G. fra me e me, mentre trito due kg di cioccolato fondente per il cremoso. Sono nella mia bolla, mentre il ragazzo nuovo e lo chef portano avanti il servizio. I rumori della cucina mi arrivano ovattati, il bip delle comande flebile, m’importa solo di esser lasciata in pace.
Devo pensare.
Da circa dieci ore sembra che mi abbiano divelto il mondo. 
Basta uno spostamento dei punti cardinali per ritrovarmi ad annaspare, senza aria, con le vertigini.
La mia vita è un equilibrio fragile, impercettibile. Basta variare lo 0,0010 di qualche fattore e tutto crolla.
Mi sembra di vivere sempre con un ordigno esplosivo in tasca. 
In cucina posso saltare in aria da un momento all’altro, basta una briciola. 
In più, in meno.
Basta doverci trascorrere più tempo di quello per cui riesco a rimanere lucida.
I fattori scatenanti possono essere infiniti.

Sono così stanca di vivere così.

Canticchio Lettera a G. nella mia testa, mentre il coltello spezza cubi di cioccolato fondente, s’abbatte sul tagliere, si sperdono schegge nere ovunque.
Mi viene da piangere, mentre realizzo che non vorrei trascorrere un attimo di più della mia vita in mezzo al cibo, in una cucina, mentre confesso a me stessa di non poterne più di questa guerra quotidiana.
Di alzarmi la mattina e sapere già, mentre mi guardo il viso appena sciacquato allo specchio, 
in che modo si evolverà la giornata.
Di sentirmelo nella carne. In fondo alla testa, appena sopra la nuca, a destra. 

Mio padre e io la chiamiamo “Il Lunatico”, da quando mi fece ascoltare Brain Damage dei Pink Floyd.
Una settimana fa, alla sua domanda - su Whatsapp, alle 9.30 del mattino, dopo l’ennesima telefonata che non riuscivamo a combinare - “Come stai?” ho risposto “The lunatic is back”.
Entrambi sappiamo che non se ne andrà mai.
Ogni mattina mi alzerò e capirò, mentre mi scaldo l’acqua per il tè, come andrà la giornata.
Quante calorie mangerò più di quante vorrei averne in corpo. Quanti minuti di tapis roulant.
Quante volte percorrerò il perimetro della mia gabbia dorata di cucina-cibo-sport.
Esiste sotto pelle, non se ne va mai.
Ogni tanto dorme.

- Allora, complimenti, chef.
Mi porge la mano, congratulandosi, sorridendo.
La stringo.
Mi sento morire.

The lunatic is in my head
The lunatic is in my head
You raise the blade, you make the change
You rearrange me 'til I'm sane
You lock the door
And throw away the key
There's someone in my head but it's not me.

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