Niente cambia

Sono ingrassata, penso sia successo.
Non mi peso, ma mi sento. E questo mi basta, mi tortura, evito di toccarmi per non sentirmi.
Non m’importa, in fondo. Se non dovessi avere contatto con il mio corpo, se non ci fossi chiusa dentro, potrei lasciarlo andare, soccombere. E invece no, devo mantenerlo, devo allenarlo, devo avere le gambe leggere per le lunghe giornate e la schiena forte per illudermi di riuscire a sollevarmi. Bastassero i muscoli. 
Non poter lasciare che le cose facciano il loro corso mi tedia da sempre. Mangi senza pensare per una settimana e ti ritrovi più pesante, non dai l’acqua alle piante e muoiono, non telefoni alle persone e ti dimenticano, non togli la polvere e a un certo punto la casa ti sembra così sporca da non riuscirla più a pulire. 

Oggi mio padre mi ha detto: “Il problema è che tu senti tutto”.

E io vorrei sentire niente.
Non vorrei sentirti più. Non vorrei più pensarti. Non vorrei più immaginarti. Ricordarmi.
Non vorrei più star sveglia di notte a fissare il soffitto e analizzare il mio dolore, chiedermi come sia possibile soffrire così, come si faccia a smettere di stare male.
A un dolore simile non c’è rimedio, soluzione, fine, penso.
Poi penso anche a tutta la letteratura che è stata fatta sul tormento amoroso, penso che tutti ne sono sopravvissuti, penso che passerà, come tutto, ti dimenticherò, ci dimenticherò, un giorno c’incroceremo al Pam e ti saluterò come ho salutato lui a Copenhagen, senza provare nulla, solo un po’ di affetto, solo un po’ di vita passata.

Chissà lei come ti bacia, penso. Chissà se le accarezzi i capelli. Chissà se le cingi il fianco quando camminate. Chissà cosa pensi quando dormite insieme, se ogni tanto ti svegli e ti attraverso la mente, per sbaglio, per errore.

Chissà se mi odi.

Chissà se ti odierò mai.



(Dalle Note, scritto il 13/10)

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