Poco importa

Sto cercando di tenere i pezzi insieme.
La tua clavicola spezzata. Il tuo dolore che mi sveglia la notte e mi rapisce durante il giorno. La paura acuta che ho provato mentre ero intrappolata in cucina e tu in ospedale. 
(Io odio gli ospedali, detesto il loro odore che t'impregna la pelle, non riesco a toccare le lenzuola, mi fanno impressione tutti quei letti, quegli oggetti, quei cuscini utilizzati da così tanti, morti e vivi, guariti o malati)
Il lavoro, che è difficile e stancante, che assorbe ogni mia energia, che mi stimola e mi esaurisce allo stesso tempo, questo presente che ogni giorno sposta il mio futuro un po’ più in là, un po’ oltre, oltre tutto questo.
Le persone, le loro emozioni, i loro dialoghi, le loro occhiate, tutte quelle interazioni che sfioro ogni giorno, 
che tocco e respingo, che vorrei
mi
lasciassero
distante
.
Le verità che non posso raccontare, le preoccupazioni che devo zittire, il peso che devo portare da sola - tutto questo allenarsi, alla fine, servirà a qualcosa, tutti questi muscoli e queste vene che si gonfiano, ora, mi terranno in piedi, continueranno a farmi rialzare, non smetteranno di farmi avanzare, annuire, pensare, risolvere, guarire.
Il mio viso, i suoi segni, la pelle e i tagli, i denti, le labbra inaridite, le sopracciglia che mi strappo con le dita quando sono nervosa, le occhiaie immortali, gli occhi che continuano a piangere, queste esondazioni che non riesco a controllare, queste fughe in bagno in ufficio in cella (Che succede? Niente, il vento fuori), le ciglia che non mi trucco più da giorni, la dermatite infiammata all’attaccatura dei capelli, quei capelli che rimangono sempre annodati su loro stessi, raccolti, tarpati - converrebbe quasi che li rasassi.
Vorrei
svenire
ancora
Vestire la mente di bianco - totale, ovattato, abbacinante, bianco.
Non ricordare nemmeno un gesto. Non pensare per qualche minuto, addirittura sognare, ritornare alla realtà immersa in quel silenzio assoluto.
Poco importa del sangue sulle mani e del non capire, poco importa il perché, poco importa la nausea, poco importano i segni - che rimangano, le cicatrici, che rimangano a ricordarmi quei pochi istanti in cui sono stata serena e non ho provato dolore.



Andrà tutto bene, ti scrivo.
Andrà tutto bene, mi dico.




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